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L'opinione di Greenpeace

di Giuseppe Scaliati

Luca Colombo, responsabile Greenpeace della campagna contro gli Ogm, ci spiega...

Perché non conviene investire nel campo delle biotecnologie?

Perché il mercato non apprezza gli Ogm, infatti, proprio i consumatori hanno espresso delle indicazione estremamente chiare, spingendo tutta la grande distribuzione e la grande maggioranza delle industrie alimentari ad eliminare gli ingredienti geneticamente modificati.

Quindi, quale forma d'investimento imprenditoriale alternativo consiglierebbe?

Nel campo dell'agricoltura per esempio consiglierei di sviluppare la coltivazione di tipo biologico, un mercato estremamente in crescita, oltre i confini nazionali, sia sotto il profilo economico che commerciale.

Quali sono i rischi legati all'uso degli Ogm?

I rischi già accertati riguardano la biodiversità, ovvero il patrimonio di risorse genetiche che, come dimostrato dal caso del mais messicano, viene inquinato geneticamente dalle colture transegeniche. Sul piano sanitario permangono anche nella comunità scientifica perplessità e preoccupazioni sugli effetti di medio termine. 

Chi è Greenpeace?

Greenpeace è nata nel '71, dall'iniziativa di soli tre antinuclearisti. 

Oggi è la maggior organizzazione ambientalista del mondo, con un quartier generale ad Amsterdam e più di 60 uffici in 33 paesi, distribuiti in tutto il mondo. 

Greenpeace, che è indipendente da governi e società, si finanzia solamente con i contributi di circa tre milioni di sostenitori sparsi in 160 paesi. 

Negli ultimi anni, l'organizzazione ambientalista di Amsterdam ha identificato quattro campagne prioritarie su cui concentrare la propria azione: le minacce della biodiversità, nucleari, atmosferiche e delle sostanze tossiche.

Esistono infine, serie ripercussioni economiche sulle comunità contadine, in particolare dei Paesi in via di sviluppo, legati al processo di privatizzazione e controllo dei semi brevettati.

Cosa ne pensa della recente legislazione europea, che prevede l'etichettatura ai prodotti contenenti più dello 0,5% di Ogm?

Questa legislazione non è stata ancora definitivamente approvata. Attualmente è solo il frutto di una proposta della Commissione Europea discussa dal Parlamento Europeo in prima lettura. Qualora venisse approvata, però, contrariamente alle norme vigenti l'etichettatura obbligatoria passerebbe dai prodotti finiti con almeno l'1% di Ogm, alle materie prime utilizzate per la produzione con lo 0,5% di organismi geneticamente modificati. Si tratta di un'etichettatura di processo che permette al consumatore di conoscere più vicino il sistema di produzione degli alimenti: un aspetto importante in tempi di mucca pazza.

A chi si affida Greenpeace per ottenere dei dati concreti?

Per quanto riguarda le attestazioni delle aziende prendiamo sono indispensabili le certificazioni di terza parte che accompagnano le materie prime utilizzate, quale criterio di maggior rigore in un sistema di autocontrollo; per quello che concerne le indicazioni che esprimono i consumatori, facciamo riferimento ad Europbarometer, (l'istituto di rilevamento dell'UE). Secondo quest'ultimo infatti, il 70,9% dei cittadini europei sono contrari alimenti geneticamente modificati. 
Prima di tutto è bene precisare che si affida sempre a rilevazioni di terza parte, in modo particolare fa riferimento ad Europarometer, ossia l'istituto di rilevamento dell'UE.

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