Fiere: meno
commercio e più comunicazione
Nel tempo questi strumenti si sono trasformati
notevolmente: prima piccoli mercati a periodicità regolare, quindi
campionarie, infine grandi esposizioni specializzate. Oggi
rappresentano soprattutto un modello di efficace di marketing.
Nonostante tutto, non vengono sfruttate dalla stragrande maggioranza
delle aziende produttrici, manifatturiere e commerciali.
In
prima approssimazione definiamo le fiere come grandi mercati, in cui
si concentra una vasta rappresentazione dell’offerta di uno o più
settori, a cadenza periodica pressoché regolare, per la diffusione e
la relativa commercializzazione di nuovi prodotti o di servizi.
A
partire dagli Anni Settanta in poi in tutta l’Italia si è andato
sviluppando questo settore largamente sconosciuto nelle sue dimensioni
strutturali e funzionali: la moltiplicazione di espositori,
visitatori, numero di rassegne, congressi negli ultimi dieci anni
precisamente, è un fenomeno che ha avuto comunque dei precedenti
negli altri Paesi europei, e rappresenta sempre di più uno strumento
di marketing efficace, nonostante sia poco riconosciuto e sfruttato
dalle aziende produttrici, manifatturiere e commerciali.
Possiamo
tracciare tre momenti essenziali nel quadro evolutivo delle
manifestazioni fieristiche per meglio cogliere la trasformazione di
questo strumento nel tempo fino ai tempi nostri più recenti.
Fino
all’inizio del diciannovesimo secolo, le fiere, collocate nei
principali punti d’incontro delle vie commerciali, erano dei veri e
propri mercati a periodicità regolare, in cui venivano effettuati
tutti gli scambi. Poi in coincidenza con la rivoluzione industriale,
in seguito all’aumento dei prodotti e dei partecipanti diventano
fiere campionarie, aperte indifferentemente ad un grande pubblico e ad
operatori internazionali. Così le fiere incominciano ad assumere
sempre più connotati di strumento di promozione delle vendite e di
comunicazione in senso più vasto.
Nascono
così le fiere specializzate, chi espone in fiera ricerca lo sviluppo
del proprio mercato e chi visita le fiere specializzate trova qui
sempre maggiori informazioni sulle nuove tecnologie
e prodotti nel settore d’interesse.
Accanto
alle tipologie di fiere individuate, in riferimento al grado di
attrattività della fiera e al grado di internazionalizzazione
possiamo parlare di fiere locali, regionali nazionali e
internazionali; in riferimento al tipo di specializzazione settoriale,
abbiamo fiere orizzontali e verticali; oppure al tipo di beni cui si
riferiscono si tratterà di beni di largo consumo o di beni
industriali e allora sarà diverso il pubblico a cui si rivolgeranno.
La
fiera è sinonimo di mercato, e pertanto evolve con esso, si trasforma
per rispondere alle nuove esigenze e problematiche della domanda e
dell’offerta, che in essa possono scambiarsi informazioni,
conoscenze, know-how, competenze e idee innovative.
Come
tale la fiera è uno strumento che non può invecchiare, anche se
molti guardano ad esso con sufficienza, perché sentito come strumento
vecchio, tradizionale e superato soprattutto nell’era dell’e-commerce,
del commercio elettronico e dei cataloghi on line. Ma sono tanti i
limiti di queste nuove fiere virtuali, che si stanno sviluppando
recentemente. Pur riconoscendo a queste ultime molti aspetti
innovativi, non si può negare alle fiere reali la loro unicità e la
loro forza, basate sul rapporto diretto e su tanti aspetti e
componenti emozionali del marketing affidati all’immagine, alla
parola e ai tanti aspetti intangibili e non riproducibili on line.
Invece
bisogna sottolineare come le fiere sono state e continuano ad essere
tra i mezzi più utilizzati dalle imprese per conoscere e farsi
conoscere. Insomma per comunicare. Nonostante ciò, la partecipazione
fieristica raramente viene sfruttata al meglio delle sue potenzialità.
Sicuramente
lo sforzo in termini economici di cui si fanno carico le aziende per
allestire un proprio stand all’interno di una fiera, non è
indifferente, ma sicuramente con dati alla mano le aziende italiane
spendono in fiere tanto quanto spendono per altre forme di pubblicità
su giornali e tv.
La
fiera è tra i mezzi di comunicazione e marketing più efficaci
soprattutto perché mette in contatto la domanda e l’offerta di un
determinato settore già ad un livello superiore, a differenza della
pubblicità, che opera in una fase di sollecitazione del bisogno, che
si vuole soddisfare.
In
altre parole mentre la pubblicità mira a far prendere coscienza di un
bisogno da soddisfare a volte nuovo o indotto, lo strumento della
fiera si rivolge ad un pubblico già consapevole del bisogno, quindi
la fiera risponde alla fase della ricerca, quando il consumatore ha già
capito il suo bisogno e cerca una soddisfazione dello stesso. Quindi
si tratta di rivolgersi ad una domanda preparata, matura, che conosce
già il settore, e a questo stadio risulta essere più efficace la
comunicazione personale ai fini della valutazione e rassicurazione,
che seguono l’eventuale dopo-acquisto.(in altre parole importante
diventa il momento dell’assistenza e della conoscenza delle modalità
di utilizzo).
Sulla
base di una ricerca operata dall’università Cattolica, su un
campione di piccole e medie imprese industriali, diffidenti
storicamente nei confronti degli strumenti di comunicazione, hanno però
dimostrato grande fiducia in questo strumento
Andiamo
a individuare quelli che sono gli obiettivi perseguiti dalle aziende
che partecipano come espositori alle manifestazioni fieristiche.
Immediatamente emerge che, a differenza di altri strumenti di
comunicazione, di vendita o di informazione specifici e con
destinazione precisa, lo strumento fiera può raggiungere allo stesso
tempo una vasta serie di obiettivi diversi.
Il
momento della fiera è un appuntamento importante perché permette
all’azienda di interagire insieme al personale di vendita con i
clienti, presentare i propri prodotti, la dimostrazione del loro
funzionamento e quella dei servizi collegati. Pertanto è opportuna
una corretta selezione e pianificazione degli appuntamenti a cui
partecipare, perché permette di dirigere la comunicazione alle
persone giuste, attraverso i prodotti più adatti e nel momento più
appropriato del ciclo produttivo e di acquisto. Inoltre dobbiamo
sottolineare che la partecipazione ad una fiera di rilevanza
settoriale, permette all’azienda di migliorare la propria immagine,
lanciare nuovi prodotti, raccogliere nuove informazioni circa il
miglioramento degli stessi, e informazioni circa la concorrenza.
Tutto
questo non significa necessariamente che si ha una traduzione
immediata di questi obiettivi in termini di diretta vendita, anche se
dopo vari mesi i contatti ottenuti attraverso le manifestazioni si
trasformano in vendita nel 50% dei casi circa, e da una ricerca
condotta in Italia si evince che la media delle imprese manifatturiere
realizza il !7% del proprio fatturato attraverso le fiere, valore
questo che sale al 30%, per le imprese di piccola media dimensione.
Quindi
in altre parole si può parlare di obiettivi commerciali (selling objiectives) e non commerciali (non selling objectives).
Tornando
su un aspetto importante dello strumento della fiera, è interessante
sottolineare come la forza di questo strumento si basa sul fatto che
si rivolge ad un numero consistente di visitatori, potenziali
acquirenti che , a proprie sperse, e quindi con notevole motivazione
già si sono informati e hanno avviato il processo di ricerca che
precede l’acquisto. Più del 65% dei visitatori
prevede di acquistare alcuni dei beni in esposizione entro i
due o tre mesi successivi.
È
per questo che la comunicazione fieristica risulta essere la più
efficace delle altre, fino al punto che le fiere vengono spesso
scambiate per strumenti di vendita, ma è qualcosa di molto più
complesso, interessante e oserei dire affascinante proprio per
l’aspetto della relazione diretta tra gli espositori e gli
interessati ai loro prodotti e a quel particolare settore.
Proprio
in virtù di questo aspetto, la comunicazione trasmessa dalle imprese
presenti è molto più efficace di quella trasmessa con una generica
pubblicità che può facilmente disperdersi tra chi ha interesse e chi
no ha interesse all’offerta specifica e invece opera ancora nella
fase di sollecitazione del bisogno.
Pertanto
lo strumento della fiera assomma in sé tutta una serie di
informazioni anche informali, che si possono respirare nell’aria,
proprio come sensazioni non codificate e rimesse alla capacità di
acquisizione del visitatore, e risultano essere sicuramente più
numerose di qualsiasi altra forma di comunicazione formale, e comunque
limitata da un catalogo, una banca dati o anche dalla rete Internet.
Comunque
questa è una prima bozza arrangiata, ancora e che rivedrò meglio, ma
solo per venerdì posso farti avere una stesura più definitiva!,
intanto fammi sapere che ne pensi onestamente! E se mi sono dilungata
troppo per certi aspetti nella parte iniziale, non so e che non sono
molto lucida oggi sto resistendo ad un raffreddore che avanza! Non
fare pertanto caso agli errori e alla forma che curerò meglio a mente
più libera, infatti ti invio questi appunti con il beneficio del
dubbio non riesco nemmeno a rileggerli. (scappo a mangiare e fare la
valigia domani mattina alle 6 devo partire assolutamente!)
Dalle
ricerche condotte sulla motivazione di coloro che visitano le
manifestazioni fieristiche, riguardo al valore per i visitatori
abbiamo informazioni più limitate.
È
evidente come i visitatori possano avere differenti motivazioni in
relazione al fatto che essi siano commercianti, importatori,
grossisti, dettaglianti, o produttori.
In
ogni modo ciò che attrae un visitatore ad una manifestazione è la
possibilità di conoscere, in una sola occasione e con una visione
diretta del prodotto, tutto quello che il mercato offre per rispondere
ad un dato bisogno, o ai bisogni della domanda che lui rappresenta, se
si tratta di un commerciante; che può essere quello di acquistare una
tecnologia per una data produzione nel caso di beni strumentali; un
prodotto o una gamma di prodotti specializzati o innovativi, da
scegliere tra molti adatti a soddisfare bisogni simili. In molti casi
il visitatore ricava dalla manifestazione fieristica spesso anche
l’immagine e l’affidabilità del possibile fornitore.
Per
il visitatore lo strumento delle manifestazioni fieristiche ha la
funzione di ridurre i costi di ricerca sulle condizioni di offerta del
settore, siano esse intese in termini di prodotti e di servizi che di
aziende produttrici.
La
comunicazione personale della forza vendita è adatta ad intervenire
più efficacemente nelle fasi di conclusione della trattativa e di
definizione dei termini economici.
Le
fiere sono propriamente finalizzate a presentare l’offerta delle
imprese in un ambiente che consente all’acquirente di valutare
contemporaneamente tutte le alternative di prodotto e di fornitura e,
quindi, in una situazione che facilita il confronto e la decisione.
Pertanto
i più propensi ad investire nella partecipazione alle manifestazioni
fieristiche sono proprio i visitatori specializzati, i quali oltre a
soddisfare esigenze di immagine e di prestigio professionale,
ottengono, a fronte delle spese sostenute, un arricchimento
informativo e utili contatti d’affari.
È
difficile valutare comunque in termini di risultato, l’importante
funzione informativa della fiera, perché va ben oltre ad una semplice
quantificazione dei risultati basata sull’analisi dei ritorni
immediati soprattutto, perché è difficile separare l’attività
fieristica dalle altre attività di marketing.
Teresa Curcio
|