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CHI NON E' MAI STATO MOBBIZZATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA!

di Tatiana Rosanna Florio

Ricercatori ed esperti ogni giorno si imbattono con persone e fatti che confermano le allarmanti stime che riguardano un malessere che si annida nella ruotine di ogni giorno. Ecomy per saperne di più sul mobbing ha intervistato, a margine del convegno organizzato recentemente da Cgil - Snur, all'Università degli Studi di Salerno, il sociologo e ricercatore del Cnr, Giuseppe Ponzini.


Il mobbing come fenomeno emergente riguarda solo il rapporto di lavoro? Riguarda solo la donna? In che modo difendersi? Quali sono le iniziative legislative? Quali gli aspetti medici, legali e psicologici? Questi sono alcuni degli interrogativi emersi nel corso della tavola rotonda "Il mobbing: un fatto, come e quando", promossa recentemente da CGIL - SNUR, all'Università degli Studi di Salerno. Protagonisti dell'incontro, coordinato da Pasqualina Mongillo, coordinatrice mobbing CGIL - SNUR Università degli Studi di Salerno, sono stati Mariapaola Fimiani, prorettrice dell'Università degli Studi di Salerno; Giuseppe Ponzini, docente di sociologia dell'organizzazione e primo ricercatore del CNR; Giovanna Celia, psicologa Università degli Studi di Salerno; Michele De Felice, avvocato del lavoro; Rocchina Staiano, avvocato del lavoro, e Antonella Pezzullo, medico psichiatra e segretaria regionale CGIL - Regione Campania.

Alla luce di recenti ricerche, è stato ricordato nel corso della tavola rotonda, sono ormai moltissime le persone, e in particolare le donne, sottoposte a forme di terrore psicologico esercitato sul posto di lavoro attraverso attacchi ripetuti da parte di colleghi, superiori o datori di lavoro

"Il problema, ha detto Ponzini, appare nuovo per alcuni aspetti anche alle discipline sociologiche. I dati che abbiamo a disposizione sono del tutto generici e sporadici". Infatti, dal Rapporto ILO 1998, per esempio, il nostro Paese sembra essere immune dal mobbing collocandosi agli ultimi posti della graduatoria con solo il 4% dei casi, ma il dato non rappresenta adeguatamente la realtà in quanto spesso non vi è consapevolezza da parte delle vittime e quindi non sono denunciate le violenze subite.

Nonostante tutto, le ultime stime attendibili parlano di circa 1,5 milioni di lavoratori mobbizzati cui sono da aggiungere le persone indirettamente coinvolte (familiari, ecc.) che portano la cifra a circa cinque milioni. 

Concludendo il suo intervento, il sociologo ha tracciato, per un'interpretazione del fenomeno, tre scenari possibili: il mobbing potrebbe essere una specifica forma di azione sociale nel settore lavorativo, ma che non fa che riprodurre le caratteristiche del conflitto sociale più ampio; utile anche per modificare e raggiungere i più alti livelli di potere all'interno di un'organizzazione; un'azione volutamente finalizzata alla selezione del personale. 

Quest'ultimo aspetto è tanto più vero quanto più del mobbizzato, ha detto Giovanna Celia, è attaccata la sua identità personale e professionale. Finendo per provocare danni psicologici molto gravi, le forme più comuni sono depressione, insonnia, problemi alimentari, dell'umore, fino ad espressioni molto gravi come il suicidio. 

COME DIFENDERSI DAL MOBBING

La più efficace strategia di salvezza si realizza attraverso una sempre maggiore conoscenza del fenomeno e della sua prevenzione. 
La prima risposta alle violenze psicologiche deve venire dalla persona che li subisce, bisogna prendere coscienza d'essere vittima evitando l'autocolpevolizzazione. Non chiudersi in se stessi, ma cercare solidarietà nelle relazioni con le persone circostanti. Identificare il mobber ed eventuali complici nei confronti dei quali sviluppare la strategia di difesa.
Inutile elencare una concreta tipologia di azioni difensive in quanto ogni situazione di mobbing è un caso unico che può solo presentare delle analogie con altri casi. Per questo l'azione difensiva deve necessariamente basarsi sull'autoconsapevolezza e sull'autostima, due elementi senza i quali tutte le azioni anti-mobbing risulteranno poco credibili ed offriranno al mobber ulteriori occasioni per ridicolizzare ed umiliare la vittima. 

n fenomeno sociale, quindi, che per la sua gravità richiede un'urgente tutela giuridica. "Mentre la magistratura fatica a tutelare i diritti tradizionali dei lavoratori, in tema di mobbing, ha detto l'avvocato del lavoro Michele De Felice, sta producendo una giurisprudenza assolutamente corretta".

Negli ultimi dieci anni, infatti, il lavoratore è considerato come singolo soggetto e non più come appartenente ad una categoria. Ciò che apparentemente può sembrare un paradosso nasconde delle cause molto profonde, legate alle ragioni stesse del mobbing. Sembrerebbe cioè, che il mobbing esercitato dagli imprenditori sia profondamente legato alle ampie garanzie di tutela del lavoratore. "In realtà, la vera natura del mobbing è da ricercare nelle garanzie di esercizio dei poteri imprenditoriali. 

Oggi, l'organizzazione del lavoro è tutta finalizzata alla maggiore produttività, cercando di assoggettare a questa logica anche la tutela dei lavoratori". Staiano però ha ricordato, riportando il discorso sulla tutela dei lavoratori garantita dalla famosa legge 626 del 1994 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, " che ci sono i rappresentati dei lavoratori per la sicurezza nelle aziende, che hanno il compito di informare e prevenire casi di mobbing. 

In fine, un'efficace azione anti - mobbing può essere garantita inserendo una serie di indicazioni all'interno dei contratti collettivi di lavoro". 

Quest'ultima affermazione tornerà anche nell'intervista che Giuseppe Ponzini ha rilasciato a Ecomy. 

Esiste un tipo di organizzazione aziendale che favorisce il mobbing ? 

In linea generale, le aziende con un'organizzazione molto complessa tendono a favorire il mobbing in quanto l'organizzazione è più spersonalizzata, cioè viene meno quel senso di gruppo che è più facile trovare nella piccola azienda. La recente letteratura sul mobbing però ha dimostrato che il fenomeno esiste anche nella piccola azienda, cioè lì dove l'organizzazione è quasi inesistente. 

Qual è la situazione in Italia ?

In Italia, nel quadro legislativo attuale, soprattutto nelle imprese che hanno maggiore possibilità di licenziamento è meno probabile che si ricorra al mobbing. Alcune ricerche hanno rilevato come il mobbing emerga più nella media e grande impresa e in organizzazioni fortemente burocratizzate, in particolare, nelle amministrazioni pubbliche, dove cioè esistono margini di discrezionalità molto forti. 

Il mobbing è un vantaggio o un danno per l'azienda ? 

L'opinione corrente è che sia un danno, nel senso che il costo sostenuto dall'azienda, nel caso di mobbing non provocato da essa stessa, è molto elevato in termini di produzione e forza lavoro. Sono convinto che il mobbing sia un danno anche nel caso in cui sia intenzionalmente utilizzato dall'azienda. Infatti il mobbing produce altro mobbing provocando una destrutturazione del rapporto di solidarietà interna, in modo provocatorio, c'è un allontanamento dagli aspetti etici che hanno fatto grande, ad esempio, il modello giapponese. Non sono nemmeno d'accordo con quanti considerano il mobbing un buon modo per risolvere il problema del turn over aziendale, il cui costo sociale ricade in qualche modo anche sull'azienda. 

Come si potrebbe prevenire il mobbing all'interno dell'organizzazione aziendale ?

Favorendo la comunicazione tra i lavoratori di vari livelli, aprendo magari tavoli decentrati tra lavoratori, organizzazioni sindacali e imprese, oppure, adeguando la scelta del personale alle motivazioni. Consentire cioè a chi cerca motivazioni nel lavoro di trovarle. Sembra ovvio, quindi, che il mobbing rappresenti prima di tutto una minaccia per la crescita dell'azienda. Significativo a tal proposito che un'azienda come la Volkswagen abbia istituito una figura specifica per monitorare i casi di mobbing.

Può essere davvero il contratto collettivo di lavoro la via per risolvere problema del mobbing?

L'opportunità di inserire nel contratto collettivo di lavoro delle indicazioni chiare contro il mobbing è una possibile soluzione. Non credo invece che una normativa nazionale possa risolvere il problema. Il mobbing, infatti non è un'azione identificabile, quindi, sfugge facilmente al legislatore. 

POTREMMO DARE I NUMERI


Negli ultimi anni sono state avviate una serie di ricerche per una migliore conoscenza del fenomeno e tra queste si segnala un'indagine fra i lavoratori del settore creditizio e delle assicurazioni, realizzata dalla UILCA Piemonte in collaborazione con l'istituto di ricerca ARES. Dai primi risultati è emerso che il 62,7% del campione ha subito azioni di mobbing. In particolare, circa il 40% degli intervistati ha dichiarato di subire attacchi da almeno un anno e di questi il 18,5% di subirli quotidianamente. Le persone più colpite dal fenomeno hanno generalmente superato i 50 anni e svolgono "lavori semplici". Ad esercitare il mobbing sono, per il 57,3% dei casi, i superiori (mobbing verticale). L'indagine ha anche rilevato che le azioni di mobbing vengono messe in atto utilizzando cinque diverse strategie: negare alla vittima la possibilità di esprimere il proprio punto di vista (21%dei casi); isolarla (46%); calunnia (46%); sminuire la professionalità con mansioni umilianti (38%); minarne la salute psico - fisica (7%). 

Esiste anche in Italia come in Germania, un caso concreto di monitoraggio del mobbing ? 

Un esempio molto importante nel nostro paese si è verificato, grazie al lavoro congiunto di tutte le parti sociali, nel Triveneto, con l'inserimento di lavoratori extracomunitari nel mondo sociale oltre che in quello professionale. Una scelta dettata dalla cospicua presenza di manodopera extracomunitaria occupata in questo distretto industriale (30%). In questo caso il processo di integrazione ha allontano il rischio dell'esclusione non solo sociale ma anche professionale.

Il mobbing esiste solo lì dove il lavoratore è ancora molto tutelato ?

Ci sono capitoli ancora inesplorati del mobbing. Nel lavoro nero ad esempio più che di mobbing si può parlare di vero e proprio ricatto. Le prime indagini che abbiamo sul lavoro interinale, c'inducono a credere che anche lì dove non ci sono particolari garanzie, esiste qualcosa di molto simile al mobbing. Nel caso specifico sul lavoratore è esercitato il terrorismo psicologico attraverso la promessa per il rinnovo del contratto. 


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